iParassiti |
Per me più di
un’ associazione sportiva
Di alcune storie non c’è un inizio
preciso, ma spesso è ben definito il punto in cui esse finiscono, o perlomeno
il momento in cui si acquisisce la percezione e la consapevolezza della fine.
Talvolta è il momento in cui prendi dall’armadio la tua valigia o chiudi uno
scatolone o firmi un contratto d’affitto o metti giù la cornetta di un
telefono…La mia storia è finita nel momento in cui per la prima volta ho legato
la mia tavola da windsurf sul tetto della Micra. Quella mattina di metà giugno
qualcosa era cambiato….la mia vita. Volevo che una sola cosa rimanesse la
stessa: il windsurf. Ma i cambiamenti radicali, in quanto tali, inglobano tutto
e da quella mattina sapevo che anche il mio windsurf non sarebbe più stato lo
stesso. Sulla mia macchina “non sufistica” il giorno prima avevo montato il porta-surf….e
le dita mi tremavano mentre legavo la tavola e temevo di non averla stretta
bene. Stavo andando a “continuare” a fare windsurf perché quella era una cosa
che non volevo assolutamente perdere della mia vecchia vita. Un saggio ha detto
che i cambiamenti più grandi sono anche quelli più facili. Ero sulla scia dei
“colpi di testa”, mi sentivo sui blocchi di partenza di una rivoluzione…e
quella mattina avevo deciso di fare il “grande salto”: tuffarmi nel Peler, un
vento per me nuovo, per me difficile. Mi hanno insegnato che se vuoi imparare
davvero a fare surf devi uscire con il Peler; non sapevo perché, ma ormai avevo
imparato a considerarlo un vento….”da uomini”. E io chi ero? Mi sentivo solo
una piccola stupida...tanto pazza quanto presuntuosa. Sapevo appena virare con
una tavola da 128L e non partivo dall’acqua. E poi….era la prima volta che
uscivo da sola, senza qualcuno che mi guardasse dalla riva urlandomi i
suggerimenti “salvavita”, senza qualcuno che mi dicesse se avevo trimmato bene,
che mi dicesse che vela era giusta per me, senza qualcuno che uscisse con me.
Io credo di non aver neanche dormito la sera prima di quella mattina.
Parcheggione di Malcesine. Ore
05.30. Sola sul prato in mezzo a tanti occhi…nessuna donna eccetto me. Non è
inusuale per me essere la “pecora nera”, quindi tutto sommato gli occhi curiosi
della gente non mi distolgono alla mia più grande paura….il Peler. Entra, si
distende. Il clima di ansia e di euforia mi contagia rapidamente. Basta pensare
se è giusto o no. Armo. Loro hanno la 5.3. Stiamo bassi….prendo la 4.4. Tanto
non plano ancora e oggi non penso che sarà il giorno buono….sarà già tanto
tornare a riva. Passa un ragazzo con un bellissimo sorrisone a trentadue denti
che mi dice: “Serve una mano?”. Primo errore….la roba e mia e me la armo io.
Sono una donna, non un’ invalida. E poi…a me piace armare. Secondo, ecco che è
arrivato quello che ci vuole provare. Sta calma…mi ha solo chiesto se ho
bisogno…è stato gentile. Poi sto per entrare e….si presenta. “Piacere…Lucio!”.
Mi suggerisce di non mettere i guantini che tanto l’acqua non è fredda. Si…gli
uomini duri! A me i guanti servono perché devo recuperare e mi scivola la cima
se non ho i guanti. Gli chiedo se ho armato bene….conferma. Ok. Anche questa è
fatta! Entro in acqua e la paura mi fa tremare le gambe al primo bordo. Non
conosco il vento. Seguo gli altri. Perdo acqua. Risalgo a piedi. Recupero.
Riparto. Bestemmio in tutte le lingue moderne e antiche, poi finalmente capisco
un po’ di più come funziona e….parto in semi-planata….semi-euforia. Per un
attimo non planavo!! Lo sapevo che il miglior sistema per imparare a planare
era il Peler!! Sono molto presa dalla lotta per la sopravvivenza. Poi approdo
in spiaggia…ritocco terra. Sono viva! Alzo gli occhi alla montagna. Un raggio
di sole dalla cima: l’alba. Oh, mio Dio! Ce l’ho fatta! Sono uscita con il
Peler…..da sola! Non so ancora se mi sono divertita, ma…ieri avevo paura. Che
sciocca! Non era poi così impossibile! Torno sul prato a disarmare, stanca, ma
con un sorriso da bimba che ha passato il primo esame a scuola! Ora il mio
windsurf ha una possibilità in più di essere portato avanti e di darmi ancora
tante emozioni, anche se non ho più gli amici di prima che mi hanno invogliato
a iniziare a surfare. Torna alla carica Lucio. Mi racconta del suo gruppo di
amici…dice che sono in tanti. Ora che sono più rilassata gli sorrido anch’io.
“I parassiti”….che nome! Mi sta prendendo in giro? “Vedi….quelli che hanno la
licra rossa…sono tutti parassiti…invadiamo il lago, puoi trovare licre rosse in
tutti gli spot del Garda”….Mah, mai sentiti. Mi presenta a uno di
loro…Nicola…ma dice che però lo chiamano Nikyta.. Bah, hanno nomi strani
ma…sono carini! Disarmo la vela. Nikyta fa la prima mossa falsa: mi aiuta a
tirar fuori l’albero dalla vela senza chiedermelo. Subito penso: “E’ mia!! Ce
la faccio da sola e se non ce la faccio te lo chiedo io”. Ma…mi sorride…gli
sorrido e....lo ringrazio. Mi invitano a una grigliata in spiaggia programmata
per il sabato dopo. Parlano di tessera…sembrano un gruppo serio! Mi raccontano
di un forum, dei nickname, del sito. Ispirano fiducia, non c’è che dire!
Dopo due giorni mi ero già
scordata i loro nomi strani, ma sono entrata nel forum…con un nickname che da
quel giorno è diventato per me un’identità: Hookipa. Sul forum il mio arrivo ha
suscitato un abbraccio collettivo: ho ritrovato Lucio Buono e Nikyta. Ricordo
il benvenuto di Giangi, di Kimmi, di ZioRichy. Che strano…non mi hanno neanche
vista eppure sono contenti che io partecipi alle loro discussioni. Quelli che
all’inizio erano solo nickname e avatar, poi grazie agli “eventi” organizzati
durante tutto l’anno dai Parassiti, sono diventati volti, amici, compagni di
surf. E proprio sul forum ho trovato inoltre in quei giorni un sacco di
suggerimenti per provare a planare…chi mi diceva “sposta il baricentro”, “lasca
di più”, “metti il piede dell’albero più in dietro se no ti catapulti”, ecc.
Che carini!! Mi sono sentita…accolta. Poi si parlava anche di altro, degli
eventi in programma, delle manovre che qualcuno stava provando e altro ancora.
Mi sono presentata alla grigliata
il sabato successivo. Tesserata nel giro di un’ora. Non ci hanno impiegato
molto a convincermi. E’ l’atmosfera che ho respirato in loro compagnia che mi
ha convinto. Sanno divertirsi con il semplice stare in compagnia, senza dover
arrivare ad eccessi o ad estremi. E poi...quello che più mi ha colpito è stata
la varietà di gente che fa parte dei parassiti: famiglie con bimbi piccoli o
grandi, coppie, ma anche ragazzi single e carini, ragazze surfiste e non; il
range di età andava dai 2 mesi ai 50 anni.
Da quel giorno sono stata avvolta
dal loro affiatamento. Hanno riempito le mie giornate surfistiche, mi hanno
portata in trionfo sul forum alla mia prima planata, hanno fatto il tifo per me
mentre provavo la partenza dall’acqua, mi hanno presentato un centinaio di
persone di ogni tipo nel giro di un mese, hanno cambiato i miei sabato sera
rendendoli pieni di sorrisi, di conoscenze nuove e di amicizie pulite e
accoglienti, mi hanno insegnato tante cose sul windsurf (trick, shape, meteo,
venti, pro, competizioni), mi hanno dato suggerimenti e consigli quando ho
cambiato la tavola, quando ho scelto la meta del mio viaggio windsurfistico,
mi hanno dato dritte sulle condizioni
meteo-vento di vari spot nei vari week end lunghi.
E’ passato quasi un anno dal mio
“tesseramento”. Ora guardo il sito e scrivo sul forum quasi tutti i giorni, le
mie migliori amiche e amici sono Parassiti, non mi perdo un solo week end
surfabile e la mia vita ruota attorno a uno sport, il windsurf, che ti chiede
tanto ma ti da anche di più.
Quello che i Parassiti hanno dato
a me, dipende da quello che avevo prima e dal momento particolare della mia
vita in cui li ho conosciuti. Ma non sono sicura che avrei continuato a fare
windsurf se non li avessi incontrati. Avrei continuato ad alzarmi all’alba il
sabato e la domenica per uscire con un vento che, se non sai andare, non ti
perdona niente? Avrei dormito da sola in macchina se non avessi saputo che i
furgoni e le macchine a fianco a me erano di altri parassiti? Avrei fatto
progressi nel windsurf se non avessi avuto loro che durante la settimana mi
preparavano sul forum correggendo i miei errori? Avrei fatto poi un viaggio
windsurfistico se non avessi trovato tra loro un’altra surfista avventuriera?
Chissà. Sì, forse avrei trovato altre amicizie, altri gruppi, altra gente. Ma
per me ha avuto un significato particolare anche l’avere un nickname, la zecca
dei parassiti in adesivo da attaccare sulla macchina, il girare per Torbole o
in Porfina e intravvedere tra la gente altre felpe arancioni o azzurre, girare
gli spot autunnali cercando altre licre rosse con cui uscire in acqua. Per me i
parassiti non sono stati solo una tessera per avere accesso all’anemometro. Per
questo la mia descrizione di questa associazione sportiva non può fare
testo…perché non è obiettiva. E’ il frutto di una serie di emozioni,
dell’entusiasmo per una nuova vita, è la conseguenza di un’estate piena di
eventi e di giornate di windsurf, ma anche e soprattutto è la conseguenza di
come i parassiti mi hanno fatta sentire: non più una “piccola stupida
presuntuosa”, ma una “piccola grandiosa surfista”.
Hookipa |