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Tutto fa brodo!

Veniva il poco lume ognor più fioco;
E intanto al bosco si destava il vento,
Al bosco là del dilettoso loco.
E si fea più gagliardo ogni momento…
(G. Leopardi, "Spento il diurno raggio") 

 

Vento… Il fatto di dipendere da questo capriccioso elemento della natura fa sì che i nostri beneamati surfisti siano spesso costretti a difficili equilibrismi per conciliare la loro passione con gli svariati doveri connessi con la loro condizione di lavoratori, mariti/fidanzati, padri, ecc.

Surfare non è come giocare a tennis dove, una volta che si ha prenotato il campo, si è certi dell’impegno temporale ad esso collegato. Praticando il windsurf capita invece frequentemente che il vento giunga all’improvviso, inatteso o troppo a lungo atteso, e quindi si vada a sovrapporre ad altri impegni che attendono i nostri sciagurati appassionati (già costretti a immani sacrifici dovendosi alzare ogni volta prima dell’alba per poter sperare di uscire con la loro beneamata tavola). A questo punto che fare?

In relazione all’atteggiamento intrapreso si possono distinguere tre categorie di persone:

  • Il risoluto
  • Il mediatore
  • Lo sventurato

Nota: utilizzo il genere maschile per comodità di esposizione, ma quanto detto vale esattamente in maniera speculare anche per la donne surfiste.

Il risoluto

E’ l’uomo che non deve chiedere mai. Per lui non ci sono santi che tengano: quando al lago c’è vento lui è là. Non c’è appuntamento di lavoro, cena con gli amici, shopping in centro con la moglie/fidanzata, festa di compleanno dei bambini che possano fermarlo: se il vento chiama, lui senza esitazioni risponde “Presente!”.

Il mediatore

E’ l’uomo del compromesso. Per saggezza o convinzione egli cerca sempre di trovare un punto di equilibrio, di conciliare le diverse e opposte esigenze. “Questa volta a me, la prossima a te”, persuaso che nella vita non sempre si possa fare egoisticamente ciò che si desidera, ma più spesso occorra contemperare i bisogni di tutti.

Lo sventurato

E’ l’uomo del “vorrei, ma non posso”, che vive perennemente in uno stato di rassegnata malinconia generata dall’avere aspirazioni a cui non riesce a dare compimento. Quando c’è vento (al di fuori degli orari consentiti, si intende) non riesce mai a prendere qualche ora di permesso, a modificare il programma stabilito con la moglie/fidanzata, a spostare la visita al parco giochi con i bimbi. Non necessariamente ciò è dovuto a una condizione di sudditanza psicologica (cd. zerbinaggio), ma più spesso deriva da un senso del dovere caricato all’eccesso, che gli impedisce di dare realizzazione ai suoi desideri più intimi e sentiti, e lo costringe a una continua rinuncia, che alla lunga è causa di un senso di marcata frustrazione. 

Fatte queste considerazioni, passiamo ad analizzare quali sono le scuse più utilizzate dal surfista per giustificare la propria “assenza” (ciò vale per le prime due categorie, perché ovviamente per la terza il problema non si pone).

Si possono distinguere a questo proposito due classi:

  • Scuse per andare a surfare: sono quelle da presentare quando ci sono previsioni particolarmente favorevoli o in caso si venga raggiunti da un sms che segnala bel vento sullo spot;
  • Scuse per non tornare dal surf: sono quelle che si impiegano quando il vento continua a soffiare imperterrito o quando esso arriva improvviso proprio nel momento in cui si stava rivolgendo l’auto verso la via di casa.

Elenchiamo di seguito alcune delle fattispecie più adottate, ricordando che tale lista è puramente indicativa e non esaustiva.

Scuse per andare a surfare

  • Si simulano corsi di aggiornamento professionale o di formazione, ritenuti “indispensabili” al fine di migliorare l’efficacia e l’efficienza della struttura organizzativa e dei suoi meccanismi operativi. A tal scopo ci si fa inviare un fax o una mail con l’articolazione e i contenuti del corso e li si sottopone all’attenzione del capo, che normalmente non negherà l’autorizzazione a una mezza giornata di formazione (strategicamente) gratuita.
  • Ci si iscrive all’AVIS diventando donatori di sangue. A questo punto diventa una passeggiata chiedere la giornata di permesso per andare ad effettuare il prelievo, che casualmente si collocherà in un giorno particolarmente ventoso. Disbrigata la pratica in pochi minuti, si ha a disposizione tutto il resto della giornata (che viene pure retribuita regolarmente). 
  • In caso di appuntamenti di lavoro già fissati, questi vengono disdetti con motivazioni “last minute”. Per citare alcuni esempi: “La babysitter ha avuto un attacco di panico”; “ Ha chiamato la scuola: il pupo non sta bene”; “Ha telefonato il vicino che la casa è allagata: si deve essere rotta la lavatrice…”; “Mia moglie è rimasta in panne con l’auto e la devo andare a prendere perché ha un importante incontro”, “E’ scappato il cane e lo devo andare a riprendere al canile”, “Il giardiniere si è tagliato la mano con la falciatrice” (l’elemento truculento fa sempre un certo effetto…), ecc. ecc. [Ndr: A questo proposito il presidente e giangi potrebbero arricchire la lista con scuse di certo ancor più creative…] 
  • Qualora l’impegno sia stato assunto con la propria moglie/fidanzata, le improvvise emergenze lavorative costituiscono la classica motivazione per sottrarsi ad esso. Il fatto che il windsurf non si pratichi con l’oscurità dovrebbe rassicurare la partner sul fatto che dietro il misterioso imprevisto non si celi in realtà l’esistenza di un’amante. Anche se non sono del tutto sicuro su quale delle due cose sia per lei il male minore… [Nota bene: in questi casi è consigliabile portare con sé un adeguato kit di lavaggio, onde evitare di ripresentarsi a casa impregnati dell’inconfondibile odore di alga o, peggio, di neoprene rancido e venire quindi miseramente scoperti…]

Scuse per non tornare dal surf

  • Il traffico, la coda o l’incidente lungo il percorso sono scuse sempreverdi. L’importante in questi casi è giocarsele bene perché, se troppo spesso ripetute, diventano poco credibili. Inoltre occorre essere sicuri di non avere nell’entourage della moglie/fidanzata o del capo, persone in grado di confutare le nostre motivazioni (perché nello stesso momento hanno percorso la stessa strada in un quinto del tempo da noi raccontato).
  • “Uno stro*** mi ha ostruito l’uscita dal parcheggio e sono rimasto bloccato 2 ore!...”. Motivazione sempre plausibile, vista la cronica carenza di posti auto negli spot più rinomati, con conseguente emersione del fenomeno del “parcheggio selvaggio”, noto sicuramente anche alle nostre compagne. Anche in questo caso giova ricordare che è sempre bene mettere sul piatto questo tipo di argomento con la dovuta parsimonia. 
  • “C’è un vento bellissimo, posso fermarmi?” In questo caso l’approccio viene completamente ribaltato e si chiede preventivamente alla partner l’autorizzazione a protrarre la propria assenza, cercando di far leva sulle corde più sensibili del suo animo. In realtà spesso questo metodo viene utilizzato, anche in totale assenza di vento, quando si vuole evitare il rientro a casa ove si è attesi da suocera, parenti o amici pallosi. 
  • “Ho rotto il piede d’albero (o il boma, l’albero) mentre ero in mezzo al lago”. Questa scusa ha il fondamentale vantaggio di ingenerare nella compagna un senso di commozione e partecipazione che subentra rapidamente e provvidenzialmente al nervosismo e all’irritazione da lei inizialmente manifestati all’apprendimento della notizia del ritardo. Ed è l’unica che libererà il surfista dall’altrimenti inevitabile “dazio” da pagare per quelle poche ore di piacere extra che è riuscito a “rubare”. 

Infatti, in tutti gli altri casi, per sedare l’ira funesta dell’amata, sarà d’uopo ripresentarsi a casa col capo adeguatamente cosparso di cenere. Oltre che, naturalmente, con la rassegnata disponibilità a mettere mano al portafoglio per ripagare in maniera appropriata la comprensione che ancora una volta ella ha dimostrato. In tal modo ci si illude di averla (tutto sommato) fatta franca per l’ennesima volta.

In realtà a ridersela per ultime sono le nostre compagne, perché una volta di più sono riuscite nel loro intento di prendere due piccioni con una fava: si sono levate di torno per un po’ il marito/fidanzato e si sono portate a casa quel gradito presente a cui stavano mirando già da qualche tempo…