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Windsurfiste (S)conosciute ...

Molto è stato detto e molto si è scritto a proposito del rapporto donna / windsurf. In letteratura esistono mirabili articoli di “penne” autorevoli che trattano di questa materia con dissertazioni complete ed approfondite (1). In questa sede vorrei perciò parlarvi della relazione tra questi due irrinunciabili elementi della nostra esistenza con un taglio un po’ diverso, raccontandovi la mia esperienza personale nelle occasioni in cui donne e windsurf si sono incrociati nella mia vita. Ciascuna delle persone di cui vi parlerò ha lasciato un segno dentro di me e, in modi diversi, ha contribuito a farmi cogliere molte sfumature recondite di questo meraviglioso sport e quindi a farmi percepire in modo ancor più intenso la sua profonda, intima bellezza.

 

 

Karin

Conobbi Karin agli albori della mia carriera surfistica, un anno dopo essere stato “folgorato” dalle sensazioni vissute navigando per la prima volta su un windsurf (vedi l’articolo “Incontro con il windsurf”). Mi trovavo di nuovo ad essere in vacanza sul lago di Como, dopo un interminabile inverno e una lunga primavera trascorsi a sfogliare libri sulla tavola a vela e a consumare le pagine dei primi numeri di Windsurf Italia, dalle quali Klaus Maran illustrava la tecnica di base per la partenza e la virata.

Un pomeriggio, mentre mi riposavo seduto sul pontile della nostra casa, vedo sopraggiungere lentamente una ragazza, che girovagava per quella parte di lago remando seduta su una tavola da surf. Passando davanti a me sorrise e mi salutò. Era uno scricciolo dai lunghi capelli biondi, con due occhietti azzurri vispi e gioiosi. Non potei non rimanere contagiato da quel sorriso e ricordo ancora il mio viso illuminarsi mentre rispondevo al suo saluto. Cominciammo a chiacchierare e scoprii che Karin era di Zurigo ed era venuta sul lago di Como per un breve soggiorno con i genitori. Anche lei aveva provato il windsurf in una precedente vacanza al mare e ne era rimasta entusiasta. Mi chiese se avesse potuto provare a fare un giro con la mia attrezzatura, perché nella casa che avevano affittato, non aveva trovato la vela. Io lì per lì rimasi un po’ perplesso. Come poteva quello “stuzzicadenti” essere in grado di alzare una vela che io riuscivo a sollevare solo facendo ricorso a tutte le mie forze? E poi, sarebbe stata in grado di navigare tranquillamente oppure mi sarebbe toccato andare a recuperarla a nuoto? Ma fu per me impossibile dire di no a quel sorriso implorante e furbetto, e così, nonostante un certo scetticismo, le diedi tavola e vela (un bel transatlantico dell’epoca- 3,70 metri almeno-, dotato di “efficientissima” vela triangolare non steccata). Beh, se non l’avessi vista con i miei occhi non ci avrei mai creduto. Lo scricciolo salta sulla tavola, recupera in un amen la vela e parte, allontanandosi dal pontile in bello stile, navigando con tranquillità e sicurezza. Dalla mia posizione potevo vedere il suo corpo magro e affusolato trasmettere la forza del vento dalla vela alla tavola, che ora filava veloce sull’acqua. Uno spettacolo per gli occhi. Rimasi stupefatto! Io, grande, grosso ed impacciato (all’inizio non è che fossi quello che si definisce un vero “talento” della disciplina -non che ora lo sia, beninteso..), annichilito da quella personcina che, con grande naturalezza, dominava elementi che a prima vista avrebbero dovuto travolgerla: da non credere!

E’ stata una grande lezione per me. In quei momenti ho imparato come nel windsurf non conti tanto la forza quanto la tecnica. Ho compreso come la potenza degli elementi possa essere controllata e vinta dalla convinzione e dalla caparbietà. Ho scoperto quanta grazia ed armonia si sprigionino da una donna in windsurf e quanto sia bello poter condividere con loro la nostra passione.

 

Donne da sogno

Dopo questo “fiorellino” si apre una lunga parentesi di “vacanza” dell’universo femminile. Il nostro lago era (ed è tuttora) frequentato perlopiù da valchirie di origine teutonica, energumene spesso difficilmente distinguibili dagli uomini. Il mio anelito alla femminilità windsurfistica trovava parziale appagamento solo nelle pagine patinate di alcune riviste di settore, sulle quali spesso comparivano fotografie di Jenna De Rosnay e Nathalie Simon, autentiche essenze della bellezza, donne che ti lasciano senza fiato, tuttora ineguagliati modelli di classe ed eleganza. Osservarle in azione, fasciate nelle loro attillatissime mute nere, o nei momenti di relax, con bikini succinti che le rivelavano al mondo in tutta la loro originaria bellezza, mi portava a “sognare” e a desiderare di poter vedere un giorno finalmente dal vivo simili personaggi. Ancora oggi ahimè, sto aspettando questo momento… :-( ;-)

 

La “Como connection”: Laura

Nel mondo “reale” il mio incontro successivo con una windsurfista avvenne quasi per caso, al di fuori dei luoghi canonici legati al windsurf.

Era in corso una visita periodica di verifica da parte del collegio sindacale della mia azienda, che si avvaleva nell’occasione del supporto di una giovane collaboratrice. Laura notò subito la foto che fungeva da sfondo allo schermo del mio PC, che mi ritraeva durante una bella planata in un giorno da 4,2. “Anch’io faccio windsurf!” mi disse con un tono di voce denotante un compiaciuto stupore. E da lì un rapporto che prima era esclusivamente professionale si è trasformato a poco a poco in una bella amicizia. Un giorno sono andata a trovarla nel campeggio sul lago dove, mi raccontava, passava ogni fine settimana libero. L’austera e rigorosa commercialista, impeccabile nel look e irreprensibile nella forma con cui ero solito interagire professionalmente, aveva lasciato il posto a una ragazza sportiva e dinamica, look a metà tra lo street e il californiano, con uno sguardo da “monella” che prima non si era mai mostrato. Le si poteva leggere la passione per il windsurf in ogni gesto, l’entusiasmo e la voglia di entrare in acqua in ogni espressione del volto. Ora le nostre telefonate “di lavoro” si concludono (o iniziano) sempre con racconti legati al windsurf: l’uscita del weekend, il viaggio programmato, la tavola nuova, ecc. ecc. A distanza di anni la brama di planare, il desiderio ardente di sentire l’acqua scivolarle sotto la tavola non le sono ancora venuti a mancare. Nemmeno ora che è mamma di una splendida bambolotta di poco più di un anno: da scrupoloso revisore e “precisino” capricorno qual è, ha escogitato un sistema rigoroso e scientifico per alternarsi in acqua con l’amato compagno (prevenendo in tal modo inevitabili liti familiari e l’inopinato abbandono della pargoletta in caso di vento…). Laura è per me un esempio illuminante di come coniugare felicemente obblighi professionali / familiari con la pratica di una passione tanto entusiasmante quanto difficile da conciliare con lavoro, famiglia e relazioni sociali varie. Il windsurf non deve essere la nostra ragione di vita: sapervi rinunciare qualche volta senza sentirsi “mortificati” non è sempre facile per “malati” come noi, ma è sicuramente la chiave per una felicità più grande e duratura.

 

La “Como connection”: Miss Sixty

Diverse persone “in gioventù” condividevano con Laura la roulotte del campeggio. Bravissimi ragazzi e ragazze, a volte dall’aspetto un po’ inquietante (non avrei mai voluto trovarmi di fronte a loro di notte per strada…), tra i quali spiccava un “personaggino” degno di menzione: Cristina. O meglio, come è ormai universalmente conosciuta, Miss Sixty (lascio a voi indovinare l’origine del suo nickname.. ;-) ). Faccino aguzzo e vispo incastonato in una matassa di riccioli neri (ricorda un po’ la mitica Betty Boop dei cartoni animati), spirito tumultuoso e intraprendente, Miss Sixty è la quintessenza dell’espansività. Artistica e creativa in ogni cosa che fa, è sempre alla ricerca di nuove iniziative da avviare. Trasuda simpatia da ogni poro ed è veramente difficile non farsi contagiare da essa e dal suo prorompente modo di porsi in mezzo agli altri. E’ una brava surfista e la prima volta in cui siamo usciti insieme mi ha seminato in ogni bordo in cui abbiamo gareggiato (a parità di vela, grrr…). L’enorme capacità di socializzazione è l’aspetto primario in cui si sublima in lei l’anima del windsurf: uno sport ma anche intrinsecamente un’occasione per fare amicizia, per stare insieme agli altri in armonia e spensieratezza. Ultimamente di Miss Sixty si sono un po’ perse le tracce: forse un senso di umana pietà verso il povero fidanzato non surfista, a cui a più riprese è toccato prendersi freddo e vento a terra, guardando l’amato partner planare sorridendo a trentasette denti…(per una volta i ruoli “canonici” si sono invertiti): ma noi speriamo di rivederla presto ancora in acqua.

 

Serena

Il mio “mito” del giornalismo windsurfistico. L’ho “conosciuta” leggendo gli articoli che scriveva per Windnews. Racconti “frizzanti”, che descrivevano il windsurf e il suo mondo con spumeggiante freschezza e con grazia impareggiabile. Ma anche con un’ironia a volte volutamente non “sottile”, con simpatia, ma senza timori reverenziali e peli sulla lingua. Vi confesso che mi sono “innamorato” di quei racconti, perché da essi traspirava una concezione del windsurf in cui io mi identificavo in pieno. Non tanto onde (o chop) quanto natura. Non tanto velocità quanto sensazione di libertà. Non tanto vulcan quanto gioia e appagamento. Non tanto individualità quanto condivisione. Un personaggio agli antipodi di tanti modelli femminili di surfista che ci venivano (e ci vengono tuttora) proposti dalle testate di settore, veri e propri “schiacciasassi” privi di umanità, tesi unicamente al conseguimento della migliore performance e all’ottenimento di risultati agonistici di successo. Ho avuto la fortuna di conoscere Serena in occasione di un contest di freestyle a Talamone. E l’immagine che sino ad allora mi ero formata di lei attraverso i suoi articoli si è rivelata totalmente rispondente alle attese. Una persona cordiale e briosa, gentile e premurosa all’inverosimile. In quell’occasione ha saputo trasformare un evento organizzato con molta approssimazione in una manifestazione riuscita e traboccante di entusiasmo. Ha fatto molto per la promozione del windsurf soprattutto nell’universo femminile. Le ormai leggendarie She Waves sono state fondamentalmente una sua creatura ed attorno a lei tante ragazze sono cresciute ed hanno incrementato la loro pratica e la loro passione.

Ogni mese, quando arriva il nuovo numero di Windnews corro subito alla pagina in cui compaiono i collaboratori di quell’edizione nella speranza, da qualche mese vana, di veder di nuovo comparire il suo nome. Mi manchi Serene’, e come a me manchi certamente a tanti altri che per il windsurf provano una sana, originaria e genuina passione: spero tu possa tornare presto in mezzo a noi…

Elena PD

Elena è un personaggio davvero fuori dal comune. In lei convergono in una sintesi estrema e incredibile alcune tra le caratteristiche più peculiari di un surfista e di una donna.

Non si fa problemi a dormire nella sua mini wagon (una Volkswagen Polo) per essere già pronta sullo spot all’alba quando arriva il vento. Ma il suo beautycase ha le dimensioni di una 48 ore!! Entra in acqua senza remore, sia essa calda o gelata, cristallina o melmosa, piatta o con onde, pullulante di pesci pappagallo o di squali. Ma dopo la surfata non disturbatela mentre si rosola al sole per prendere una tintarella da invidia [N.d.r.: a questo proposito scordatevi di farvi spalmare la crema da lei e soprattutto non azzardatevi a offrirvi di cospargere la sua pelle…] In acqua la muta può essere lisa e consumata, tavola e vela stuccate e incerottate, ma la sera abbigliamento e accessori saranno sempre ricercati e accostati con gusto ed eleganza. Un giorno la vedo arrivare in infradito, braghette fiorate, t-shirt di Isla Margarita con motto surfistico e, a tracolla, una Louis Vitton da struscio in via Montenapolene: mitica! Da tutto questo nasce l’appellativo di “radical-chic”, che come nessun altro è in grado di inquadrarla adeguatamente.

Autonoma e indipendente, ma anche solare ed espansiva, se potesse chiacchiererebbe persino con gli ombrelloni in spiaggia. Ma sa anche ascoltare con attenzione e dopo cinque minuti ti fa sentire così a tuo agio che le racconteresti la storia della tua vita. Alta, bionda, tonica nel fisico, osservarla surfare “stilosa” e decisa è un piacere per gli occhi e per lo spirito. Elena è la dimostrazione vivente di come si possa praticare con successo e passione uno sport a volte duro e probante senza con questo dover rinunciare ad eleganza e femminilità.

 

Le webite girs

Una breve ma doverosa menzione meritano anche le ragazze del mio original team. Quando loro non ci sono le nostre uscite perdono molto della loro poesia.

Barbara

E’ tanto che non surfa, bloccata da un lavoro che non ha orari e dal tempo passato a pregare che il marito, noto giornalista “d’assalto”, torni a casa sano e salvo dall’ennesimo reportage. Persona affabile nei modi e nella conversazione, è la prima donna ad essere diventata ufficialmente componente del nostro team.

Palma

Ormai gli appellativi si sprecano per lei. La iena, la capa, la regina, e chi più ne ha più ne metta. Gli Articolo 31 probabilmente si sono ispirati a lei quando hanno scritto “La mia ragazza mena” (fa anche rima con iena…). Volitiva e cocciuta, tenace e caparbia, entra in acqua alla prima bava d’aria ed esce la maggior parte delle volte a nuoto perché non si vuole perdere neppure un refolo di vento. Ma così facendo è diventata in breve tempo una bravissima surfista. Il suo repertorio tecnico è molto ampio e vederla planare e manovrare a volte provoca un senso di sana “invidia”. Il suo sorriso e la sua intraprendenza sono spesso la chiave per risolvere molti problemi “logistici” e di relazione quando siamo “in trasferta”. E’ un esempio per le nostre ragazze ma anche per tutti noi maschietti e se mi sono potuto divertire in molte uscite è stato anche e soprattutto per merito suo, che mi ha convinto col suo entusiasmo e la sua “insistenza” ad entrare in acqua anche quando le condizioni “da fuori” non sembravano così allettanti.

Anna

L’ “arietina” è la tipica surfista da bella stagione. Appassionata quel tanto che basta, esce solo finchè la temperatura esterna rimane sopra i 22° e quella dell’acqua i 20°. Ma si diverte un mondo e trova in questo modo il giusto appagamento dal windsurf. Non lasciatevi trarre in inganno però: non è assolutamente la classica “piaga” e nel suo “raggio d’azione” è una persona risoluta e decisa, che non si fa fermare o intimorire da difficoltà ed incidenti. La cosa che apprezzo di più in lei è la disponibilità e il rispetto: non l’ho mai vista una volta lamentarsi di piani e programmi a volte anche un po’ “temerari”, e si è sempre adattata alle esigenze dei surfisti più incalliti senza mai fare problemi o creare condizionamenti, uniformandosi ad esse con un riguardo non comune e con il suo luminoso sorriso sempre stampato sul grazioso visino.

Elena LC

L’altra new entry del webite team. Purtroppo finora solo una meteora, a causa di un lavoro che non le consente di ricavare adeguati spazi da dedicare al windsurf. Atleta di spicco in altre discipline sportive, ha tutte le potenzialità per diventare una surfista di qualità. Speriamo di rivederla presto tra noi. Anche perché quando la truppa delle webite girls si muove in massa si fa certo notare e il nostro team viene ancor più ammirato e invidiato...

 

Questa breve carrellata delle “mie” windsurfiste è giunta al temine. Il windsurf è stile, armonia, grazia, virtuosismo, leggerezza, natura, passione, tormento: tutti attributi che si possono riferire perfettamente anche ad una donna. Per questo il mio auspicio è che sempre più ragazze si accostino ad esso: surfare diventerà così ancora più bello..

 

 

Appendice

 

Essendo ormai diventato un assiduo frequentatore (nolente e volente) del negozio di surf ufficiale del Parassiti team, mi permetto di aggiungere qualche considerazione anche sulle…

 

Surf Planet girls

Ormai ho capito come funziona lì dentro… Quando entri il primo capannello di persone che incontri è nel reparto abbigliamento. Lì Dani, come un favo di dolce miele, attira a sé i maschi under 35 presenti che, come orsi golosi, si producono fatalmente in una sorta di rituale di corteggiamento. Lei, austera e rigorosa, si disimpegna con grande disinvoltura in questo cerimoniale, dispensando eterei sorrisi che frastornano gli spasimanti. In questo gioco delle parti, Daniela dosa con maestria confidenza e distacco, rendendosi in tal modo ancor più “desiderabile” e riuscendo di conseguenza a rendere i suoi fan molto propensi all’acquisto di ogni tipo di capo o accessorio. E del resto, come dar loro torto… ;-)

Mentre da questa parte Dani si “cucina” i suoi ospiti e dall’altra (la zona “tecnica”) Alberto viene subissato da mille richieste e tormentato dalle ancestrali inquietudini degli avventori, in mezzo Chiara sorveglia la situazione, andando in sostegno dell’una o dell’altro a seconda delle necessità e intrattenendo i nuovi entrati in attesa che si liberino gli addetti dei due reparti. Occhi trasparenti come il mare della Polinesia e sorriso luminoso come un raggio di sole, con la sua cordialità Chiara è diventata, in questi ultimi tempi di “cippa peleriana”, la mia interlocutrice privilegiata per le “ciciarate” da assenza di vento. Ma anche ascoltata e fidata “personal shopper”: ormai è lei che si occupa del mio look da tempo libero e quando provo dei capi non mi guardo nemmeno più allo specchio, rivolgendomi a lei, in attesa di vedere se il pollice sia dritto o verso… E chissà come mai, alla fine mi ritrovo sempre col portafoglio più leggero… ;-)

 

Nota (1): cfr. tra gli altri: Crix, “Surfer tales”, Windnews luglio 05; Serena, “La femmina windsurfista”, Windnews gennaio 05; Gilberto, “Special test 2005 Windnews aprile 05.